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FINIS TERRAE

Kai2

Inaugurazione 3 agosto 2008 ore 20

Castello dell’Abate – castellabate (SA)

Orario: lunedi’/domenica 19.30/22.30

a cura di Antonello Tolve

L’Associazione AequaMente, La Presidenza del Consiglio della Regione Campania, la Provincia di Salerno, il Comune di Castellabate, l’Accademia di Belle Arti di Napoli, con la collaborazione di Gaudianello, Calipso Hotel, Caffe’ Grieco e Corporazione delle Arti e delle Tecnologie presentano una mostra collettiva, curata da Antonello Tolve, tesa a delineare le dinamiche – rizomatiche, liquide, trasparenti – del presente dell’arte e della vita.

Illustrata da nove artisti del territorio campano che ripercorrono lo spazio del primo piano del Castello dell’Abate, Finis Terrae si prospetta come un passaggio incidentale, come compatta operazione sul (e nel) territorio; come basilare conversazione artistica che tende a mutare tramite la creatività (nervatura indispensabile per riscoprire un patrimonio artistico da salvaguardare), una posizione incisiva per rendere chiaro un comportamento educativo in cui l’arte si nutre nuovamente di un patrimonio urbano determinato attraverso una cintura estetica in quanto «indice riepilogativo di un piu’ largo ragionamento sociale e politico messo in campo dai beni culturali» (Tolve).

Le sculture diffuse e sensibili di Pierpaolo Costabile che traccia una linea estetica fibrillante tra il virtuale e il reale, l’erotico cromatismo delineato da Lucia Lamberti attraverso le sue Donne d’una bellezza (dis)armante, le sovraterritorialità proposte dagli (negli) scatti fotografici di Francesco Acone, i corpi eterocromatici messi in campo da Paola De Gregorio, il poverismo estetico di PuntoG (Costabile Guariglia) che dialoga con lo spazio per misurarsi con lo scenario fruizionale, le avvincenti lingue di colore offerte da Giovanni Cavaliere altalenanti tra un postsurrealismo e una seducente pulizia minimale, la carica concettuale di Pierpaolo Lista, la galleria di ritratti di Valentina Cipullo che dà risalto ad un anonimato dominante e allarmante, la percezione artificiosa e transreale di Marco Vecchio. Questi nove artisti rappresentano una scelta ben precisa: quella di proporre un ventaglio di nomi e di poetiche che nascono nel nostro territorio sempre piu’ aperto a dialoghi internazionali e a flussi continui, a nuovi progetti analitici e a nuove azioni creative.

Aprire nuovamente gli spazi della vita, riconsiderarli per mezzo di interventi artistici vuol dire ritornare ad un’arte (ad un’azione socio-politica) che si propone come soda presenza sul territorio, come riunione di artisti che diventano (con la loro opera) nervatura indispensabile per riscoprire una ricchezza artistica altamente legata alla zona da rinnovare, rende chiaro un comportamento istruttivo in cui l’arte si nutre di nuovo di un patrimonio urbano, naturalmente, che si determina attraverso una cintura estetica in quanto schema riassuntivo di un piu’ largo discorso politico dei beni culturali.

«Linfa riservata del presente», avvisa Antonello Tolve nella premessa al catalogo, «e’ il passato a determinare e qualificare la trama estetica dell’attualità artistica. Perche’ l’antico specifica la contemporaneità per mezzo di rimandi continui; di proroghe in cui sono gli artisti, poi, a reificarne, riprecisarne e rimodellarne l’abbecedario originario».

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